Operazione Got Owaga
Gestita dalla Fondazione “Biocarbon Imperatives - Africa” diretta da Alice Odingo e dal Professor Richard Samson Odingo, tra i decani dei climatologi africani e Premio Nobel 2007 per l’Ambiente ex aequo con Al Gore.
Il progetto di riforestazione in Kenya interessa una zona collinare della Nyando Valley a circa 50 km dal lago Vittoria. L’area si trova nella fascia dedicata alla coltivazione della canna da zucchero, la cui diffusione è stata la prima causa di deforestazione.
Ad aggravare la situazione sono intervenuti l’aumento del numero degli abitanti, richiamati dalle opportunità di lavoro, e la richiesta di legname per produrre energia da parte degli zuccherifici e della fabbrica di calce che sorgono nell’area. Un destino non molto diverso da quello che ha colpito altre zone del Kenya: a causa della deforestazione incontrollata, oggi la superficie di foresta è pari all’1,3% (nel 1963, al momento dell’indipendenza del Paese, era il 3%).
La situazione è ancor più grave se si considera che tutte le zone di foresta si trovano lungo i bacini idrografici dei principali fiumi del Paese. Tra le zone più colpite la Foresta di Mau, serbatoio idrico e fonte idrografica per alcuni fiumi del Kenya occidentale, come il Mara e il Sondu-Miriu.
Il progetto Operazione Got Owaga si è sviluppato, nella sua prima fase, su un appezzamento di tre ettari con la predisposizione di una pian¬tagione sperimentale per individuare le specie più idonee da piantare e i necessari trattamenti da attuare. Successivamente il terreno è stato recintato, esaminato, ripulito e poi piantumato con varie essenze arboree, prevalentemente autoctone, realizzando anche un vivaio sperimentale.
Le piantine iniziali sono state fornite dai vivai dell’Istituto di Ricerche Forestali del Kenya alle città di Londiani e Maseno. In futuro il progetto prevede la rea¬lizzazione di vivai in loco gestiti dalle comunità della zona, in modo che la disponibilità locale di piantine permetta la partecipazione di più agricoltori alle operazioni di riforestazione.
Negli ultimi anni il governo ha adottato una politica che incoraggia la piantumazione di alberi sugli appezzamenti piccoli e sui grandi fondi dei contadini; questo fatto fa sperare in un sostegno anche da parte dello Stato. Tutto ciò nella convinzione che solo programmi di riforestazione che coinvolgono tutta la comunità potranno alleviare la grave situazione attuale.
Professor Richard Odingo
Richard Samson Odingo nasce in Kenya dove completa la sua formazione scolastica fino agli studi secondari. Nel 1960 si iscrive all’Università di Londra dove si laurea a pieni voti, ottenendo una borsa di studio presso l’Università di Liverpool per un dottorato, che conseguirà tre anni dopo “maxima cum laude”.
Tornato in Kenya, dopo essersi sposato con Alice Odingo, inizia il suo percorso di docente presso l’Università di Nairobi, quale Ordinario di Climatologia; Odingo è decano degli studi di climatologia africani.
L’attività di ricerca sul clima del continente africano porta Odingo e i suoi assistenti a denunciare le pesanti conseguenze di scelte politiche volte ad attirare il maggior numero di multinazionali con la concessione di agevolazioni per produzioni industriali, senza considerarne i danni per l’ambiente e il clima della nazione. I suoi studi e i suoi appelli per la salvaguardia dell’atmosfera e della purezza del clima del continente gli attirano ben presto le reazioni e il malcontento sia delle forze politiche locali che delle nazioni straniere, che vedono in Odingo un ostacolo al perseguimento indisturbato dei loro interessi e delle loro attività economiche.
Il progetto che porta Odingo alla ribalta nella lotta per la salvaguardia dell’atmosfera è lo studio sulla siccità nel continente africano, specialmente nel sud del Sahara, ormai quasi regolare e non più saltuaria come nel passato. I tre volumi pubblicati alla fine dello studio, dal titolo “Nature Pleads not Guilty” (La Natura non è colpevole, 1992), fanno notare come “anche se la natura stessa può avere una certa colpa nei cambiamenti climatici, tuttavia la colpa maggiore si deve alle azioni dell’uomo che interferisce con le leggi della natura, inducendo molto più numerosi, e molto più frequenti cambiamenti ambientali”. Da quel momento, le problematiche legate ad ambiente, clima e conseguenze sulla vita terrestre diventano mondiali.
Per la forte determinazione nella difesa del clima del continente africano, nel 2002 Richard Samson Odingo viene eletto vicepresidente dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), foro scientifico delle Nazioni Unite per l’analisi e lo studio del cambiamento climatico.
Numerosi i contributi nazionali e internazionali che il climatologo ha offerto nel corso degli anni: nella Commissione per le attività riguardanti i cambiamenti climatici nazionali (NCCACC) Kenya Interministerial Committee, in veste di co-presidente; nella Commissione Internazionale per Consigli riguardanti lo Sviluppo Sostenibile; presso i Battle North West Pacific Laboratories (Dipartimento per l’Energia, US, Washington DC e Washington Seattle, USA); nella Commissione editoriale della Rivista Internazionale delle Strategie e della Gestione dei Cambiamenti Climatici.
Nel dicembre 2007, ex aequo con Al Gore, riceve il Premio Nobel per l’eccellenza delle sue ricerche scientifiche e l’infaticabile lavoro sul tema dei mutamenti climatici e in particolare per le ricerche e i suggerimenti di provvedimenti per la correzione delle azioni inquinanti delle nazioni africane e degli altri continenti.